Società Sportiva Calcio Napoli


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Società Sportiva Calcio Napoli
Calcio
Azzurri, Partenopei
Segni distintivi
Uniformi di gara

Manica sinistra

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Maglietta

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Pantaloncini

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Casa

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Trasferta

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Maglietta

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Pantaloncini

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Calzettoni

Terza divisa

Colori sociali Azzurro
SimboliCiuco
Dati societari
CittàNapoli
NazioneBandiera dell'Italia Italia
ConfederazioneUEFA
Federazione FIGC
CampionatoSerie A
Fondazione1926
Rifondazione2004
ProprietarioBandiera dell'Italia Filmauro S.r.l.
PresidenteBandiera dell'Italia Aurelio De Laurentiis
AllenatoreBandiera dell'Italia Gennaro Gattuso
StadioSan Paolo
(54 726 posti)
Sito webwww.sscnapoli.it
Palmarès
ScudettoScudetto Coppa ItaliaCoppa ItaliaCoppa ItaliaCoppa ItaliaCoppa Italia Supercoppa italianaSupercoppa italiana Coppa UEFA
Scudetti2
Titoli nazionali1 Campionato di Serie B
Trofei nazionali5 Coppe Italia
2 Supercoppe italiane
Trofei internazionali1 Coppe UEFA/Europa League
1 Coppa delle Alpi
1 Coppa di Lega Italo-Inglese
Stagione in corso
Si invita a seguire il modello di voce

La Società Sportiva Calcio Napoli, meglio nota come Napoli, è una società calcistica italiana con sede nella città di Napoli. Milita in Serie A, la massima serie del campionato italiano.

Fondata nel 1926[1] con il nome di Associazione Calcio Napoli, assunse poi la denominazione di SSC Napoli nel 1964. In seguito al fallimento della società nel 2004, il presidente Aurelio De Laurentiis fonda la Napoli Soccer che ne rileva il titolo sportivo e viene iscritta alla Serie C1, per poi ritornare alla denominazione precedente con la promozione in Serie B nel 2007.

Il colore sociale è l'azzurro, mentre la mascotte è il Ciuccio,[2] originariamente un cavallo inalberato.[3] Gioca le partite interne allo stadio San Paolo, inaugurato nel 1959.

Con un palmarès che comprende due scudetti (1986-1987, 1989-1990), cinque Coppe Italia (1961-1962, 1975-1976, 1986-1987, 2011-2012 e 2013-2014), due Supercoppe italiane (1990 e 2014) e una Coppa UEFA (1988-1989), oltre a una Coppa delle Alpi (1966) e una Coppa di Lega Italo-Inglese (1976),[4] il Napoli è la squadra del Meridione più titolata a livello nazionale e internazionale, nonché, con 76 partecipazioni,[5] quella più presente nei campionati di massima serie.

Il Napoli è anche uno dei membri associati dell'ECA (Associazione dei Club Europei), organizzazione nata in sostituzione del soppresso G-14 e costituita dai principali club calcistici del continente, riuniti in consorzio al fine di ottenere una tutela comune dei diritti sportivi, legali e televisivi di fronte alla FIFA.

Storia

Dalle origini al secondo dopoguerra

Una formazione del neonato Napoli nel campionato 1926-1927

La fondazione dell'Associazione Calcio Napoli avvenne il 25 agosto 1926 (sebbene la data venga tradizionalmente anticipata al 1º agosto)[6] su iniziativa dell'industriale napoletano Giorgio Ascarelli, il quale ne assunse la presidenza[1]. Di fatto, la nascita del Napoli avvenne attraverso un cambio di denominazione dell'Internaples, un club sorto a sua volta nel 1922 come frutto della fusione di altre due compagini, il Naples Foot-Ball Club e l'Unione Sportiva Internazionale Napoli[7][8] grazie all'intermediazione di Emilio Reale[8]. Nel frattempo, il 3 agosto era stato istituito il Direttorio Divisioni Superiori, l'antesignano dell'odierna Lega Calcio, al quale il Napoli ottenne l'affiliazione, unico club del Centro-Sud insieme ai sodalizi capitolini Alba Audace e Fortitudo Pro Roma, in virtù del piazzamento conseguito dall'Internaples nella Prima Divisione 1925-1926[1].

La società esordì in massima serie nella Divisione Nazionale 1926-1927. Le prime due stagioni si chiusero con la retrocessione in Prima Divisione, che all'epoca rappresentava il secondo livello del campionato italiano di calcio, ma la FIGC, in entrambe le occasioni, accordò la riammissione per premiare gli sforzi del club partenopeo di recuperare il pesante gap con le società settentrionali[9]. Dopo i difficili inizi, la situazione però migliorò rapidamente, grazie soprattutto all'apporto dell'italo-paraguayano Attila Sallustro, primo idolo dei tifosi partenopei. In questi primi anni, come allenatori, il Napoli si affidò a ex calciatori austriaci, come Anton Kreutzer, Bino Skasa, Jean Steiger e Karl Fischer, all'ungherese Ferenc Molnár e all'italiano Giovanni Terrile.

Il Napoli prese parte al primo torneo di massima serie a girone unico, la Serie A 1929-1930, ottenendo la prima vittoria in tale competizione ai danni del Milan[10]. La società scelse come allenatore il mister[11] William Garbutt, già vincitore di tre scudetti con il Genoa[12]. Nei 6 anni in cui fu sotto la sua guida, il Napoli, grazie al contributo di giocatori come Antonio Vojak e Attila Sallustro, raggiunse notevoli risultati, come il doppio terzo posto consecutivo nelle stagioni 1932-1933 e 1933-1934 e la qualificazione alla massima competizione europea dell'epoca, la Coppa Mitropa[13][14][15].

File:A.C NAPOLI 1926.png
Il cavallo inalberato su fondo azzurro, originale simbolo dell'Associazione Calcio Napoli

Nel 1936 entrò in società il comandante Achille Lauro[16][17], armatore di grande successo, che non riuscì tuttavia ad apportare particolari benefici al club partenopeo: nella seconda metà degli anni trenta la qualità della squadra andò declinando, fino a culminare nella retrocessione nella categoria inferiore nel 1941-1942[18].

Terminata la seconda guerra mondiale, il Napoli prese parte alla Divisione Nazionale 1945-1946, vincendo il girone misto Centro-Sud e riconquistando la massima serie[19]. Tornò in Serie B due anni dopo, retrocesso dalla CAF per illecito sportivo[20]. La panchina venne affidata a Eraldo Monzeglio, che riportò la squadra in Serie A e avviò un lungo periodo alla guida del club partenopeo[21]. Nonostante i rinforzi del presidente Achille Lauro, tra i quali Bruno Pesaola, Hasse Jeppson e Luís Vinício, il Napoli non andò oltre il quarto posto del 1952-1953 e del 1957-1958[22]. Nel 1959 venne inaugurato lo stadio San Paolo[23].

Tornato in Serie B nel 1961[24], il Napoli venne affidato a Bruno Pesaola, il quale riportò gli azzurri in massima serie e vincendo anche il primo trofeo della storia del club, la Coppa Italia 1961-1962, divenendo con il Vado l'unica società a vincere il trofeo non militando in massima divisione. Questo successo, sancì l'esordio del Napoli in europa, giocando la Coppa delle Coppe, nella quale raggiunse i quarti di finale. Il 25 giugno 1964 il club assunse la denominazione di Società Sportiva Calcio Napoli, diventando contestualmente una società per azioni[25]. Achille Lauro ottenne una quota rilevante delle azioni in virtù dei crediti vantati e garantì al figlio Gioacchino l'ingresso tra i soci, mentre Roberto Fiore venne eletto presidente[26][27]. Alcuni dei giocatori più rappresentativi dell'epoca furono Dino Zoff, Antonio Juliano, Omar Sívori e José Altafini[28]; il miglior risultato fu il secondo posto del 1968[29].

L'era Ferlaino

Il 18 gennaio 1969 la società, sull'orlo del dissesto finanziario, passò nelle mani di Corrado Ferlaino, che avviò la più longeva e vincente presidenza della storia partenopea[30]. Con l'acquisto di calciatori come Sergio Clerici, Giuseppe Bruscolotti e Tarcisio Burgnich, il Napoli raggiunse due volte il terzo posto (1971 e 1974) e un secondo posto nel 1975, questi ultimi due piazzamenti ottenuti grazie al calcio totale di Luís Vinício[31][32]. Nel 1976 il club azzurro vinse la seconda Coppa Italia, superando in finale il Verona[32]. Nella seconda metà degli anni settanta nonostante l'acquisto del bomber Giuseppe Savoldi, il rendimento in campionato peggiorò, culminando con il decimo posto del 1980[33].

Il Napoli campione d'Italia nella stagione 1986-1987

Dopo uno scudetto sfiorato nel 1981, con il libero olandese Ruud Krol tra i protagonisti[34], la svolta si ebbe nell'estate del 1984: il presidente Ferlaino il 30 giugno 1984 definì l'acquisto più importante della storia del club, il campione argentino Diego Armando Maradona dal Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire[35].

Sotto la guida di Ottavio Bianchi e con l'innesto di calciatori come Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garella e Alessandro Renica[36], nel 1987 il Napoli conquistò il suo primo scudetto[37][38] e la terza Coppa Italia[39].

Diego Armando Maradona con la Coppa UEFA 1988-1989

Il club si consolidò ai vertici del calcio italiano con gli innesti dei brasiliani Careca e Alemão; il Napoli arrivò per due volte consecutive secondo (1988 e 1989) e sempre nel 1989 ottenne anche il primo alloro internazionale, la Coppa UEFA, superando nella doppia finale lo Stoccarda[40][41]. Nel 1990, con Alberto Bigon allenatore, il club partenopeo conquistò il secondo scudetto, cui fece seguito la vittoria della Supercoppa Italiana[42]. Nel 1991 con la partenza di Maradona, si chiuse il primo importante ciclo della storia azzurra[43].

Declino e rinascita

Negli anni seguenti il Napoli ottenne discreti risultati, un quarto posto nel 1992 con Claudio Ranieri in panchina[44] e un sesto posto nel 1994, allenatore Marcello Lippi[45]. La crisi finanziaria costrinse il club a privarsi dei suoi uomini migliori[45]. Nei due anni successivi, con Vujadin Boškov in panchina, il Napoli ottenne un settimo e un decimo posto[46] e raggiunse la finale di Coppa Italia 1996-1997, sconfitto dal Vicenza[47]. La crisi raggiunse l'apice nel 1998, con la retrocessione in Serie B dopo 33 anni consecutivi di massima serie.[48]. Il club ritornò in Serie A nel 2000[49], per retrocedere dopo appena un anno[50]. L'ingresso in società di Giorgio Corbelli[51] prima e di Salvatore Naldi[52] poi non portò benefici al club, che ristagnò a metà classifica nella seconda serie italiana.

Alla crisi di risultati si aggiunse l'ormai compromessa situazione finanziaria, che portò nell'estate del 2004 al fallimento del club con conseguente perdita del titolo sportivo[53]. Nelle settimane successive l'imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis rilevò il titolo sportivo dalla curatela fallimentare del tribunale di Napoli e iscrisse la squadra, con la denominazione di Napoli Soccer, al campionato di terza serie[54][55]. Soltanto sfiorata nel primo anno, la promozione arrivò nel 2006 sotto la guida di Edoardo Reja[56].

L'era De Laurentiis

Dopo aver riacquisito la denominazione originaria di Società Sportiva Calcio Napoli, volutamente non utilizzata nei due campionati di terza serie[57], nel 2007 il club conseguì l'immediata promozione in Serie A ritornandovi dopo 6 anni di assenza[58]. Alla guida della squadra si avvicendarono l'ex CT della Nazionale Roberto Donadoni[59] sostituito da Walter Mazzarri[60] che nel 2011 riportò il club nella massima competizione europea, la UEFA Champions League, 21 anni dopo l'ultima partecipazione[61]. Il 20 maggio 2012 vinse la quarta Coppa Italia, 25 anni dopo l'ultima affermazione e in assoluto quasi 22 anni dopo l'ultimo trofeo, battendo in finale la Juventus per 2-0[62].

Per la stagione 2013-14 venne ingaggiato come allenatore Rafael Benítez[63], che conquistò subito un trofeo, consegnando al club la quinta affermazione in Coppa Italia, grazie alla vittoria per 3-1 in finale contro la Fiorentina[64]. Nella stagione successiva, il Napoli vinse la seconda Supercoppa italiana battendo la Juventus nella finale di Doha, in Qatar[65]. Dopo i due anni sotto la guida di Benítez, terminata con un 5º posto in Serie A e la vittoria in Supercoppa, la squadra venne affidata all'ex Empoli Maurizio Sarri[66] che al primo anno, rese il Napoli simbolicamente campione d'inverno (non succedeva dalla stagione 1989-1990[67]). Tuttavia a fine anno la squadra arrivò seconda in classifica dietro alla Juventus[68]. Dopo un terzo posto nel 2016-2017,[69] l'anno successivo la squadra si laureò nuovamente campione d'inverno,[70] nonostante avesse perso in casa lo scontro diretto con la Juve (0-1).[71] Dopo essere stati sorpassati in classifica,[72] il 22 aprile 2018 i partenopei espugnarono per 0-1 il campo della Juventus,[73] ma, complici le 2 vittorie dei bianconeri nelle sfide successive contro Inter e Bologna e i contemporanei passi falsi del Napoli contro Fiorentina e Torino,[74][75] i piemontesi si laureano nuovamente campioni d'Italia pareggiando 0-0 contro la Roma alla penultima giornata,[76] vanificando il successo esterno degli azzurri contro la Sampdoria.[77] All'ultima giornata la squadra batte 2-1 il Crotone raggiungendo quota 91 punti (record per una squadra arrivata seconda).[78]

A fine anno la squadra decide di cambiare guida tecnica assumendo Carlo Ancelotti,[79] il quale, dopo aver portato la squadra a terminare la classifica del campionato al secondo posto nella stagione 2018/2019, classificandosi per la successiva Champions League, verrà infine esonerato poco dopo l'inizio della stagione successiva, nel dicembre 2019, subito dopo la conquista del passaggio agli ottavi di finale di Champions League, e sostituito da Gennaro Gattuso:[80] egli esordisce molto male con la panchina partenopea, infatti viene sconfitto davanti ai propri tifosi per 2-1 contro il Parma. Nonostante ciò, dopo una settimana circa, riesce a vincere sul campo del Sassuolo con lo stesso risultato e a riportare gli Azzurri alla vittoria dopo più di un mese. In campionato seguono tre sconfitte, ma un possibile riscatto si nota in Coppa Italia dove il Napoli elimina prima il Perugia e poi la detentrice Lazio, vittorie che valgono la qualificazione alle semifinali del torneo dopo tre anni.

Cronistoria

Cronistoria della Società Sportiva Calcio Napoli[81]
  • 1926 · 25 agosto: data di fondazione dell'Associazione Calcio Napoli per cambio di denominazione dell'Internaples (tradizionalmente anticipata al 1º agosto).[6]
  • 1926-27 · 10º nel girone A di qualificazione di Divisione Nazionale.[82]
2º nel girone A della Coppa CONI.
3º nel girone A della Coppa CONI.
Ammesso nel nuovo campionato di Serie A.

Ottavi di finale di Coppa dell'Europa Centrale.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa Italia.

Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
  • 1943 · L'Associazione Calcio Napoli cessa le attività a causa delle difficoltà incontrate durante lo svolgersi degli eventi bellici.
  • 1944-45 · Attività sportive limitate a competizioni regionali per cause belliche.
  • 1945 · 19 gennaio: fusione delle due società (Società Sportiva Napoli e Società Polisportiva Napoli) nate l'anno precedente nella nuova Associazione Polisportiva Napoli.
  • 1945-46 · 1º nel Campionato misto A-B di Centro-Sud Italia. Promosso in Serie A.
5º nel girone finale di Divisione Nazionale.

Fase a gironi di Coppa Italia.
Quarto turno di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Contribuisce alla vittoria della Coppa delle Alpi con la rappresentativa della LNP.

Secondo turno di Coppa Italia.
Vince la Coppa Italia (1º titolo).
Primo turno di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa delle Coppe.
Secondo turno di Coppa Italia.
  • 1964 · 25 giugno: cambia denominazione in Società Sportiva Calcio Napoli.
  • 1964-65 · 2º in Serie B. Promosso in Serie A.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Secondo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Mitropa.
Vince la Coppa delle Alpi (1º titolo).
Quarti di finale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa delle Fiere.
Secondo turno di Coppa Italia.
Secondo turno di Coppa delle Fiere.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa delle Fiere.
Fase a gironi di Coppa delle Alpi.
Fase a gironi di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa delle Fiere.
Finale di Coppa Anglo-Italiana.

Semifinale di Coppa Italia.
Finale di Coppa Italia.
Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.
Semifinale di Coppa Italia.
Fase a gironi di Coppa Italia.
Semifinale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa UEFA.
Vince la Coppa Italia (2º titolo).
Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.
Semifinale di Coppa Italia.
Semifinale di Coppa delle Coppe.
Vince la Coppa di Lega Italo-Inglese (1º titolo).
Finale di Coppa Italia.
Semifinale di Coppa Italia.
Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa UEFA.

Fase a gironi di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.
Fase a gironi di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Fase a gironi di Coppa Italia.
Vince la Coppa Italia (3º titolo).
Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa dei Campioni.
Finale di Coppa Italia.
File:UEFA Cup (adjusted).png Vince la Coppa UEFA (1º titolo).
Semifinale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa UEFA.

Semifinale di Coppa Italia.
Vince la Supercoppa italiana (1º titolo).
Ottavi di finale di Coppa dei Campioni.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa UEFA.
Secondo turno di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa UEFA.
Secondo turno di Coppa Italia.
Finale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa Italia.

Secondo turno di Coppa Italia.
Fase a gironi di Coppa Italia.
Fase a gironi di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
  • 2004 · 30 luglio: la VIIª sezione del Tribunale di Napoli dichiara il fallimento della Società Sportiva Calcio Napoli.
6 settembre: nasce il Napoli Soccer che ne rileva il titolo sportivo e viene iscritto alla Serie C1.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa Italia Serie C.
Finale di Supercoppa di Lega di Serie C1.
  • 2006 · 24 maggio: riassume la denominazione Società Sportiva Calcio Napoli.
  • 2006-07 · 2º in Serie B. Promosso in Serie A.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Vince il Terzo turno di Coppa Intertoto.
Primo turno di Coppa UEFA.
Ottavi di finale di Coppa Italia.

Quarti di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Europa League.
Vince la Coppa Italia (4º titolo).
Ottavi di finale di Champions League.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Finale di Supercoppa italiana.
Sedicesimi di finale di Europa League.
Vince la Coppa Italia (5º titolo).
Fase a gironi di Champions League.
Ottavi di finale di Europa League.
Semifinale di Coppa Italia.
Vince la Supercoppa italiana (2º titolo).
Play-off di Champions League.
Semifinale di Europa League.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Europa League.
Semifinale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Champions League.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Fase a gironi di Champions League.
Sedicesimi di finale di Europa League.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Fase a gironi di Champions League.
Quarti di finale di Europa League.
Partecipa alla Coppa Italia.
Partecipa alla Champions League.

Colori e simboli

Colori

La tenuta di gioco del Napoli è composta da una maglia azzurra con numerazione bianca, pantaloncini bianchi e calzettoni azzurri. La tenuta da trasferta generalmente è composta da maglia bianca, pantaloncini bianchi o azzurri, calzerotti bianchi o azzurri.

Manica sinistra

Maglietta

Maglietta

Manica destra

Pantaloncini

Calzettoni

Stagione d'esordio(1926-1927)

Manica sinistra

Maglietta

Maglietta

Manica destra

Pantaloncini

Calzettoni

Bianca con sbarra azzurra (1964-1965)

Manica sinistra

Maglietta

Maglietta

Manica destra

Pantaloncini

Calzettoni

Campione d'Italia (1986-1987; 1989-1990)

Manica sinistra

Manica sinistra

Maglietta

Maglietta

Manica destra

Manica destra

Pantaloncini

Calzettoni

StileArgentina (2002-2003)

Manica sinistra

Manica sinistra

Maglietta

Maglietta

Manica destra

Manica destra

Pantaloncini

Calzettoni

StileArgentina (2005-2006)

Manica sinistra

Manica sinistra

Maglietta

Maglietta

Manica destra

Manica destra

Pantaloncini

Pantaloncini

Calzettoni

Calzettoni

Divisarecente(2017-2018)

Simboli ufficiali

Stemma

Lo stemma del Napoli è costituito da una corona circolare, la cui area esterna è di colore blu, bordata di blu scuro, mentre l'area interna è azzurra bordata di bianco. Al centro è inserita la lettera N di colore bianco. Il tutto è impreziosito da sfumature ed effetti di luce[86].

Strutture

Stadio

Lo stadio Partenopeo fu la "casa" azzurra dal 1930 al 1942.

Il primo campo da gioco utilizzato dal Napoli fu lo Stadio Militare dell'Arenaccia: voluto da Alberico Albricci, fu inaugurato nel 1923 e assegnato nel 1926 al neonato club partenopeo[9]. Nel 1929 il presidente Giorgio Ascarelli commissionò la costruzione di un nuovo stadio: inizialmente denominato Stadio Vesuvio, venne inaugurato il 23 febbraio 1930 con la partita tra azzurri e Juventus, terminata 2-2[15]. Poco tempo dopo Ascarelli venne a mancare e lo stadio gli fu intitolato a furor di popolo, ma in seguito le leggi razziali[87] imposero un ulteriore cambio di nome in Stadio Partenopeo[15]. Rinnovato e ampliato in occasione dei Mondiali 1934, l'impianto fu completamente raso al suolo dai bombardamenti alleati nel corso della seconda guerra mondiale.

Lo stadio San Paolo ospita le partite interne del Napoli dal 1959.

Il club si trasferì quindi allo stadio Arturo Collana del Vomero, già provvisoriamente utilizzato ai tempi dei lavori di ristrutturazione del precedente impianto[88]. Rinominato per breve tempo Stadio della Liberazione nel dopoguerra, era tuttavia inadeguato alle esigenze del club: emblematica la situazione nella quale venne giocata Napoli-Juventus (4-3 il risultato finale) del 20 aprile 1958, con il pubblico assiepato a bordo campo[89].

Venne così progettato un nuovo impianto nel quartiere di Fuorigrotta, denominato stadio San Paolo per celebrare la tradizione secondo la quale San Paolo, in viaggio verso Roma, avrebbe attraccato in quest'area di Napoli[90]. Venne inaugurato il 6 dicembre 1959, in una partita contro la Juventus (2-1 per i partenopei)[88].

Il Napoli è una società per azioni dal 25 giugno 1964, allorquando il proprietario dell'allora Associazione Calcio Napoli, Achille Lauro, coadiuvato da altri soci come Antonio Corcione, Luigi Scuotto e Roberto Fiore, costituì la Società Sportiva Calcio Napoli S.p.A. con capitale sociale di 120 milioni di lire.[91]

Il 99,8% delle azioni della società partenopea è controllato dalla Filmauro S.r.l., mentre il restante 0,2% appartiene ad Aurelio De Laurentiis, presidente del CdA.[92] Il capitale della controllante Filmauro, a sua volta, è intestato per il 90% alla fiduciaria Romafides del gruppo UniCredit (il cui compito istituzionale è quello di coprire il reale possessore, Aurelio De Laurentiis, e di offrire servizi di gestione per suo conto) e per il restante 10% a Jacqueline Baudit, moglie di De Laurentiis.[92]

Sedi

Si riporta di seguito l'elenco delle sedi ufficiali utilizzate dalla Società Sportiva Calcio Napoli nel corso della sua storia[93].

Organigramma societario

Dal sito web ufficiale del club.[94]

Staff dell'area amministrativa

  • Aurelio De Laurentiis - Presidente
  • Jacqueline Marie Baudit - Vicepresidente
  • Edoardo De Laurentiis - Vicepresidente
  • Andrea Chiavelli - Consigliere delegato
  • Alessandro Formisano - Head of Operation, Sales & Marketing
  • Laura Belli - Direttore amministrativo
  • Cristiano Giuntoli - Direttore sportivo
  • Nicola Lombardo - Direttore Area Comunicazione
  • Antonio Saracino - Direttore Processi Amministrativi e Compliance
  • Alberto Vallefuoco - Segretario Sportivo
  • Giovanni Paolo De Matteis - Team manager
  • Guido Baldari - Addetto Stampa

Elenco degli sponsor tecnici e ufficiali della Società Sportiva Calcio Napoli

Cronologia degli sponsor ufficiali

Attraverso la partecipazione diretta dei propri tesserati, il club azzurro ha patrocinato iniziative a sostegno delle strutture ospedaliere cittadine,[103] oltre a iniziative di sensibilizzazione contro la violenza nello sport[104] e la povertà infantile.[105] Con l'appoggio all'associazione cittadina Scugnizzi, che opera nel penitenziario minorile di Nisida, il Napoli sostiene svariati progetti volti al reinserimento sociale dei giovani detenuti una volta scontata la loro pena[106].

Tramite raccolte di fondi sostenute direttamente e indirettamente dai propri tesserati, il Napoli ha fornito il proprio appoggio a istituzioni come la Robert F. Kennedy Foundation[107][108][109][110], Telethon[111], la Fondazione San Raffaele, la Fondazione Stefano Borgonovo e la Fondazione Massimo Leone Onlus[112].

Il club partenopeo si è inoltre impegnato con diverse iniziative a sostegno delle vittime del terremoto dell'Aquila del 2009, dalla devoluzione degli incassi delle partite[113] alla raccolta fondi per la costruzione di un centro polisportivo antisismico nel capoluogo abruzzese.[114]

Settore giovanile

Ebbe origine all'inizio degli anni venti, quando il Naples e l'Internazionale Napoli non si erano ancora fuse[115], su iniziativa del presidente dell'Internazionale Emilio Reale. Il primo prodotto del vivaio azzurro fu Attila Sallustro, allora undicenne[115].

Attila Sallustro crebbe nelle giovanili dell'Internaples.

Nei primi anni sessanta si formò il mediano Antonio Juliano, divenuto in seguito il secondo giocatore con più presenze in maglia azzurra tra campionato e coppe (505).

Negli anni settanta il settore giovanile vinse il Torneo di Viareggio 1975[116] e il Campionato Primavera 1978-1979[117]. La rosa campione d'Italia Primavera, allenata da Mario Corso, comprendeva calciatori che debuttarono in prima squadra come Raffaele Di Fusco, Luigi Caffarelli, Costanzo Celestini e Giuseppe Volpecina i quali vinsero lo scudetto del 1987.

Fabio Cannavaro, prodotto del vivaio partenopeo.

Negli anni ottanta il vivaio fornì alla prima squadra il difensore Ciro Ferrara, il quale vinse tutti gli allori dell'epoca d'oro del club partenopeo.
Nell'epoca post-Maradona il Napoli visse un momento di profonda crisi e, di conseguenza, anche il settore giovanile venne trascurato; nonostante ciò, negli anni novanta in Serie A debuttarono giovani talenti, su tutti Fabio Cannavaro, futuro campione del mondo e Pallone d'oro 2006. Inoltre ci fu l'affermazione nella Coppa Italia Primavera 1996-1997[118] e nel Campionato Allievi dello stesso anno. In questo periodo fu costruito il centro sportivo di Marianella, che avrebbe dovuto essere all'avanguardia a livello di formazioni giovanili[119], ma la struttura fu lasciata nel totale degrado fino alla sua chiusura[119]. Col fallimento del 2004, il settore giovanile fu smembrato, e venne ricostituito con l'avvento di Aurelio De Laurentiis, ottenendo come primi risultati un titolo Berretti di Serie C[120]. Il lavoro dello staff tecnico diede ulteriori frutti portando al ritorno di alcuni azzurrini nel giro delle nazionali giovanili[121]. Nel 2010 ci fu la partecipazione al Torneo di Viareggio dopo 7 anni di assenza[122].

Il Napoli nella cultura di massa

La partita di spareggio Napoli-Lazio del 23 giugno 1929, valida per l'ammissione al primo campionato di Serie A a girone unico, fu il primo incontro di campionato a essere trasmesso in una rudimentale "radiocronaca" (non si può parlare di radiocronaca vera e propria, in quanto quest'ultima venne introdotta in Italia solo qualche anno dopo)[123]; infatti il Mezzogiorno sportivo, quotidiano di Napoli, aveva inviato allo stadio di Milano (dove si disputò lo spareggio) un giornalista, che durante la partita telefonava alla redazione descrivendo le varie azioni di gioco; il contenuto della telefonata veniva poi trascritto dal giornalista Michele Buonanno che inviava i dispacci a un altro giornalista, Felice Scandone, che ne leggeva il contenuto da un balcone, informando così la folla in trepidante attesa dell'andamento dello spareggio[123]. La partita terminò 2-2 ed entrambe le squadre vennero ammesse al primo torneo di massima serie a girone unico.[124]

Nel video All Now Remix del gruppo rap The Movement, uno dei cantanti indossa la maglia numero 94 di Nathaniel Chalobah. Altri riferimenti si hanno nei film, Quel ragazzo della curva B[125], in cui appaiono, nel ruolo di se stessi i calciatori Andrea Carnevale, Giuseppe Bruscolotti e Bruno Giordano[125], nel film Tifosi[126], dove Nino D'Angelo interpreta un tifoso partenopeo[126], con la presenza nel ruolo di sé stesso di Diego Armando Maradona[126], nel film Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento[127], nel film biografico su Maradona, Maradona - La mano de Dios[128] e in Colpi di fortuna[129] prodotto da Aurelio De Laurentiis, e nel film Diego Maradona.

Presidenti e allenatori

Si riporta di seguito l'elenco dei presidenti, degli allenatori e dei direttori tecnici del Napoli dalla fondazione del club.[130][131]

Calciatori

Antonio Vojak, massimo cannoniere partenopeo in Serie A.

Tra i calciatori di rilievo che hanno giocato con la maglia del Napoli risultano Attila Sallustro,[138] che assieme a Marcello Mihalich fu il primo calciatore del Napoli a giocare in Nazionale, Antonio Vojak,[139] Enrico Colombari[140], Amedeo Amadei,[141] calciatore del Napoli più prolifico con la maglia della Nazionale italiana con 4 gol,[142] l'attaccante svedese Hasse Jeppson prelevato dall'Atalanta e acquistato da Achille Lauro nel 1952 in cambio di 105 milioni di lire,[143] il brasiliano Luís Vinício,[144] Bruno Pesaola,[145] i campioni d'Europa del 1968 Antonio Juliano[146] e Dino Zoff,[147] José Altafini[148] e Omar Sívori[149] (vincitori della Coppa delle Alpi 1966), Giuseppe Savoldi[150] (vincitore della Coppa Italia 1976) e il libero olandese Ruud Krol.[151]

Hasse Jeppson: il suo trasferimento al Napoli destò enorme scalpore.
Diego Maradona, decisivo nei principali successi partenopei.

Il 1984 vide la partenza di Krol e contestualmente l'arrivo del calciatore più importante della storia partenopea, Diego Armando Maradona[152] e universalmente riconosciuto come uno dei più talentuosi calciatori di tutti i tempi,[153][154] venne prelevato nell'estate di quell'anno dagli spagnoli del Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire.[35] Maradona recitò un ruolo decisivo nelle vittorie del club azzurro, il cui palmarès è in buona parte riconducibile al suo periodo di militanza in maglia partenopea: divenne capitano della squadra e nel giro di sette stagioni condusse il club alla vittoria di due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa UEFA e una Supercoppa Italiana,[155] e una sorta di icona popolare per la città di Napoli, da lui lasciata nel 1991 a seguito di gravi vicissitudini personali.[43] È insieme a Edinson Cavani e a Gonzalo Higuaín l'unico calciatore del Napoli ad aver vinto la classifica cannonieri in Serie A (1987-1988, 15 reti). Nel 2000 il club partenopeo ritirò in suo onore la maglia numero 10[156].

File:CarecaNapoli.jpg
Careca, protagonista nell'epoca d'oro del Napoli.

Maradona venne coadiuvato, nel corso dell'esperienza partenopea, da una serie di calciatori di notevole livello. Tra questi Ciro Ferrara,[157] Bruno Giordano e il brasiliano Careca, che insieme al trequartista argentino costituirono il celebre trio d'attacco Ma.Gi.Ca.

Nella storia recente, i calciatori di maggior rilievo sono stati l'uruguaiano Cavani, capocannoniere della A nel 2013 con 29 gol e vincitore della Coppa Italia 2012, e l'argentino Higuain, vincitore della Coppa Italia e della Supercoppa italiana nel 2014. Inoltre, l'argentino è stato capocannoniere della A nel 2016 con 36 marcature, battendo il record di reti segnate in un campionato a venti squadre, fino a quel momento appartenuto a Nordahl (35 reti nel 1949-50 con il Milan)[158]. Higuain fu ceduto alla Juventus a fine stagione per € 90 milioni[159], nell'operazione di mercato più ricca della storia del calcio italiano[160].

Maglie ritirate

Il Napoli nell'estate del 2000 ritirò la maglia n. 10 appartenuta a Diego Armando Maradona dal 1984 al 1991, come tributo alla sua classe e al notevole contributo offerto in sette stagioni con la casacca partenopea[156][161].

Tuttavia, per motivi regolamentari, il numero venne ristampato sulle maglie azzurre dal 2004 al 2006 in Serie C1, torneo dove vige la vecchia numerazione dall'1 all'11. Va al calciatore argentino Roberto Carlos Sosa il primato di essere stato l'ultimo a indossare la 10 al San Paolo e contemporaneamente a segnare, nella gara contro il Frosinone del 30 aprile 2006.[162]

Capitani

Al 2016, 25 calciatori hanno ricoperto tale ruolo ufficialmente. Oltre al già citato Innocenti[163], la fascia è stata indossata da altri due oriundi, Attila Sallustro[138] e Bruno Pesaola[164]. A parte i due argentini Diego Armando Maradona[165] e Roberto Ayala e lo slovacco Marek Hamšík, i restanti capitani sono tutti di nazionalità italiana.

Il periodo più lungo con la fascia di capitano della squadra azzurra è stato quello di Antonio Juliano[146], con dodici stagioni tra 1966 e 1978.

Vincitori di titoli

Campioni del mondo

Contributo alle Nazionali

Il Napoli e la Nazionale italiana

Mihalich fu il primo calciatore del Napoli a segnare in Nazionale.

Al 30 novembre 2019 sono 50 i calciatori del Napoli ad aver ricevuto la convocazione nella Nazionale maggiore italiana, 35 dei quali hanno effettivamente collezionato almeno una presenza[166]. Il recordman di presenze è Fernando De Napoli (49)[142], mentre Lorenzo Insigne con sette reti detiene il record di marcature in nazionale.

I primi calciatori azzurri a militare in Nazionale furono Marcello Mihalich e Attila Sallustro, che debuttarono il 1º dicembre 1929 contro il Portogallo. La partita terminò 6-1, con reti di Mihalic (che realizzò una doppietta, divenendo anche il primo azzurro a segnare in Nazionale) e di Sallustro. Il portiere Giuseppe Cavanna fu convocato per il Mondiale 1934 e si laureò campione del mondo[167]

File:FernandoDeNapoli.jpg
De Napoli, recordman di presenze in Nazionale da calciatore del Napoli.

Bruno Pesaola in Nazionale collezionò l'unico gettone di presenza, come oriundo[145], il 26 maggio 1957[168].

Negli anni sessanta approdarono in azzurro Antonio Juliano e Dino Zoff[147], che conquistarono il titolo europeo nel 1968 e il secondo posto nel Mondiale 1970. Juliano partecipò anche ai mondiali del 1966 e del 1974, mentre Mauro Bellugi partecipò all'Europeo del 1980[169].

Nella seconda metà degli anni ottanta, il Napoli ebbe un buon numero di convocati, tra i quali, Salvatore Bagni[170], Ciro Ferrara[171], Massimo Crippa[172], Andrea Carnevale[173] e Giovanni Francini[174].

Christian Maggio esordì contro la Grecia, il 19 novembre 2008[175]. Il 5 settembre 2009, Fabio Quagliarella fu convocato contro la Georgia per le qualificazioni al mondiale del 2010[176] a cui prese parte insieme a Christian Maggio e a Morgan De Sanctis[177]. Quagliarella divenne il primo calciatore del Napoli a segnare in un mondiale, realizzando contro la Slovacchia il gol che fissò il risultato sul definitivo 3-2 per la nazionale mitteleuropea[178]. Lorenzo Insigne, prodotto del vivaio azzurro, fu convocato ai mondiali del 2014 in Brasile, collezionando una presenza. Fu convocato anche per l'Europeo del 2016.

Palmarès

Competizioni nazionali

1986-1987, 1989-1990
1961-1962, 1975-1976, 1986-1987, 2011-2012, 2013-2014
1990, 2014
1949-1950

Competizioni interregionali

2005-2006 (girone B)

Competizioni internazionali

1988-1989

Altre competizioni

1966
1976

Competizioni giovanili

Primavera
1978-79
1996-97
1975
Berretti
2010-2011
2004-2005
Allievi
1983-1984, 1987-1988, 1989-1990, 1996-1997
Giovanissimi
2004-2005

Onorificenze

Statistiche e record

Partecipazioni ai campionati

Livello Categoria Partecipazioni Debutto Ultima stagione Totale
Divisione Nazionale 4 1926-1927 1945-1946 78
Serie A 74 1929-1930 2019-2020
Serie B 12 1942-1943 2006-2007 12
Serie C1 2 2004-2005 2005-2006 2

In 92 stagioni sportive a partire dalla fondazione della società nel 1926, compresi 4 tornei di Divisione Nazionale (A).

Serie A

Il Napoli ha partecipato a 77 campionati di massima serie, 73 dei quali di Serie A a girone unico. In tali stagioni è salito 20 volte sul podio:[81]

Serie B

Il Napoli ha partecipato a 12 campionati di Serie B ottenendo 5 promozioni:[81]

Serie C

Il Napoli ha partecipato a 2 campionati di Serie C1 ottenendo 1 promozione:

Coppa Italia

Il Napoli ha partecipato a 67 edizioni della Coppa Italia. È arrivato in finale in 9 occasioni:

Supercoppa Italiana

Il Napoli ha partecipato a 3 edizioni della Supercoppa Italiana:

Nota: aggiornamento alla stagione 2018-2019.

Statistiche di squadra

Il Napoli della stagione 1961-1962, assieme al Vado del 1922, è tra le due sole formazioni riuscite a vincere la Coppa Italia pur non militando nella massima serie italiana.

Il Napoli esordì in massima serie (allora denominata Divisione Nazionale) il 3 ottobre 1926[1]. Quella corrente è dunque la sua 92ª stagione sportiva, nelle quali si è piazzata sul podio nel 21,4% dei casi.

La vittoria in campionato con il maggior scarto fu un 8-1 contro la Pro Patria, nella Serie A 1955-1956[81]. La sconfitta con il maggior scarto fu invece uno 0-11 subìto dal Torino nel campionato federale 1927-1928[81].

Il Napoli e il Vado sono le uniche squadre che hanno vinto la Coppa Italia non militando in massima serie (1961-1962). Sempre per quanto riguarda la Coppa Italia, il Napoli detiene il record di vittorie consecutive (20), e insieme alla Fiorentina, è l'unica squadra ad aver vinto la Coppa Italia vincendo tutte le partite (13 su 13; accadde nella stagione 1986-1987). Il Napoli inoltre condivide con Torino (1942-1943), Juventus (1959-1960, 1994-1995, 2014-2015 e 2015-2016), Lazio (1999-2000) e Inter (2009-2010) il primato di aver vinto sul campo nella stessa stagione Scudetto e Coppa Italia (1986-1987)[39][181][182].

Il Napoli vanta inoltre, in coabitazione con Bologna (1931-1932) e Juventus (1932-1933), il record dei punti (33 su 34) ottenuti nelle gare interne in un campionato a 18 squadre con 2 punti per vittoria (16 vittorie e 1 pareggio in 17 partite), realizzato nel torneo 1989-1990[183]. L'unica squadra che riuscì a ottenere punti al S. Paolo in quella stagione fu la Sampdoria, che pareggiò 1-1[184].

Nella stagione 2015-16 ha invece stabilito il proprio record di vittorie consecutive nei campionati nazionali, con una striscia di 8 successi in serie A[185][186].

Statistiche individuali

Il giocatore con più presenze nella storia del Napoli è Marek Hamšík, il quale conta 407 presenze in Serie A (anch'esso un primato) e 519 partite giocate.

Il titolo di massimo cannoniere detenuto dallo stesso Marek Hamšík, con 119 reti realizzate. Il record di gol in campionato (comprendendo anche i tornei di Divisione Nazionale) appartiene ad Attila Sallustro, con 106 reti, mentre il massimo cannoniere in Serie A è Antonio Vojak, con 102 reti. Il record di gol in un singolo torneo di massima serie appartiene a Gonzalo Higuaín, con 36 reti realizzate nella stagione 2015-2016 (record per la Serie A).[187]

Il record di gol in una singola partita di campionato appartartiene a Attila Sallustro che siglò cinque reti il 12 maggio 1929 nella gara in casa contro la Reggiana, valevole per il campionato di Divisione Nazionale 1928-1929,[188] per quanto riguarda la serie A invece il record è di quattro reti diviso tra Hasse Jeppson in Napoli-Atalanta 6-3 il 27 settembre 1953 nella Serie A 1953-1954,[189] Luís Vinício in Napoli-Palermo 4-1 il 9 giugno 1957 nella Serie A 1956-1957[190], Giuseppe Savoldi in Napoli-Foggia 5-0 il 18 dicembre 1977 nella Serie A 1977-1978 e Dries Mertens in Napoli-Torino 5-3 nella Serie A 2016-2017.[191]

Per quanto concerne le competizioni europee (comprendendo anche i tornei non organizzati dall'UEFA), il record di presenze appartiene a Marek Hamšík con 56 apparizioni,[192] mentre il primato di reti compete a Edinson Cavani con 19 gol.[193] Il record di gol in una singola partita ufficiale per le gare europee appartiene a Daniel Fonseca, che siglò cinque reti il 16 settembre 1992 nella gara in trasferta contro gli spagnoli del Valencia, valevole per l'andata dei trentaduesimi di finale di Coppa UEFA, unico caso di cinquina esterna realizzata nelle coppe europee da un calciatore di una squadra italiana.[194]

Nelle coppe nazionali, infine, il giocatore più presente è Giuseppe Bruscolotti con 96 partite giocate, mentre Diego Armando Maradona siglò il maggior numero di reti, 29.[195] Il record di gol in una singola partita nelle coppe nazionali appartiene a Giuseppe Savoldi, con una quaterna in un Napoli-Juventus 5-0 nella Coppa Italia del 1977-1978.[196]

Tifoseria

Storia

I tifosi azzurri gremiscono gli spalti dello Stadio San Paolo il 10 maggio 1987, giorno del primo scudetto del Napoli.

Le origini del tifo organizzato a Napoli risalgono agli anni sessanta.[197] Il Napoli è al 2016 la quarta squadra italiana per numero di tifosi[198] con circa 4,6 milioni. A livello internazionale si stima un seguito di circa 35 milioni di tifosi nel mondo e 120 milioni di simpatizzanti[199].

Il tifoso medio del Napoli non appartiene a una classe specifica: secondo il giornalista Mimmo Carratelli, il tifo azzurro «confonde e compatta genti diversissime, i napoletani dei quartieri-bene e quelli dei rioni popolari. Il Napoli è "la squadra di tutti" [...].»[200].

Quello che accomuna tutti è comunque la passione per la squadra: il tifo raggiunge picchi tali, che in alcune occasioni l'urlo dei tifosi al gol è stato registrato come terremoto dai sismografi dell'Università degli Studi di Napoli Federico II[201].

Gemellaggi e rivalità

File:GemellaggioNapGenoa.jpg
La festa per la contemporanea promozione in Serie A di Napoli e Genoa, nel 2007.

Il gemellaggio tra i supporters del Napoli e quelli del Genoa era uno dei più antichi che il calcio italiano poteva vantare. Ebbe inizio il 16 maggio 1982 in seguito al pareggio per 2-2 a Napoli tra le due squadre, nell'ultima giornata della Serie A 1981-1982,[202] che portò alla salvezza del Genoa a scapito del Milan; il rapporto si consolidò nella Serie B 2006-2007 quando, con il pareggio per 0-0 a Genova, entrambe le squadre ottennero la promozione in Serie A[58]. Lo storico gemellaggio tra le due tifoserie è stato anche omaggiato e sostenuto da iniziative commerciali[203]. Il gemellaggio è terminato dopo la partita Genoa-Napoli nel 2019 con un comunicato degli ultras partenopei. Esistono inoltre rapporti di amicizia con le tifoserie siciliane di Catania e Palermo[204], seppur con questi ultimi sussista poi in campo uno storico dualismo sportivo; all'estero ci sono legami con le curve di Borussia Dortmund[205], Celtic[206] e Paris Saint-Germain[207].

In senso opposto, i tifosi azzurri hanno cattivi rapporti soprattutto con le squadre del Nord[208], in particolare con Verona, Vicenza,[209][210][211] Atalanta[212] e, per via del succitato gemellaggio tra campani e genoani, Sampdoria[213]. Da parte napoletana, storico è il livore verso la Juventus, la squadra che contende agli azzurri il primato delle simpatie tra i sostenitori calcistici nel Sud Italia, dovuta anche a motivi storici correlati con la città[214], la quale vide nella Vecchia Signora l'espressione sportiva del Piemonte sabaudo[215].

Il napoletano Ruud Krol e il romanista Paulo Roberto Falcão prima del derby del Sole del 3 gennaio 1982

Il Napoli non disputa ufficialmente derby, ma è ugualmente protagonista di tre particolari sfide assimilabili a stracittadine: il derby del Sole, ufficiosamente chiamato anche derby del Sud, giocato contro la Roma, e all'apice della popolarità negli anni 1970 e 1980[216]; il derby delle Due Sicilie, chiamato anch'esso colloquialmente derby del Sud, giocato con i siciliani del Palermo e all'apice della popolarità tra gli anni 2000 e 2010[217][218]; e infine il derby Napoli-Salernitana, giocato con i corregionali della Salernitana. Rilevante anche la rivalità campana in essere negli anni 1980 con l'Avellino[219].

Organico

Rosa 2019-2020

Rosa e numerazione aggiornate al 31 gennaio 2020.[220]

N. Ruolo Calciatore
Bandiera dell'Italia P Alex Meret
Bandiera della Francia D Kévin Malcuit
Bandiera della Germania C Diego Demme
Bandiera del Brasile C Allan
Bandiera del Portogallo D Mário Rui
Bandiera della Spagna A José María Callejón
Bandiera della Spagna C Fabián Ruiz
Bandiera della Spagna A Fernando Llorente
Bandiera del Messico A Hirving Lozano
Bandiera della Macedonia del Nord C Eljif Elmas
Bandiera dell'Italia D Sebastiano Luperto
Bandiera del Belgio A Dries Mertens
Bandiera della Serbia D Nikola Maksimović
N. Ruolo Calciatore
Bandiera della Polonia C Piotr Zieliński
Bandiera dell'Italia A Matteo Politano
Bandiera dell'Italia D Giovanni Di Lorenzo
Bandiera dell'Albania D Elseid Hysaj
Bandiera dell'Italia A Lorenzo Insigne (capitano)
Bandiera della Colombia P David Ospina
Bandiera del Senegal D Kalidou Koulibaly
Bandiera della Grecia P Orestīs Karnezīs
Bandiera dell'Algeria D Faouzi Ghoulam
Bandiera della Germania C Amin Younes
Bandiera della Grecia D Kōstas Manōlas
Bandiera della Slovacchia C Stanislav Lobotka
Bandiera della Polonia A Arkadiusz Milik

Staff tecnico

Staff dell'area sportiva[221]

  • Gennaro Gattuso - Allenatore
  • Luigi Riccio - Allenatore in seconda
  • Francesco Mauri - Preparatore atletico e collaboratore tecnico
  • Manuel Morabito - Preparatore atletico
  • Simone Montanaro - Collaboratore tecnico e match analyst
  • Luca Carlo Guerra - Analisi gps e dati fisici gara
  • Beniamino Fulco - Supervisore dei rapporti staff tecnico/medico/squadra
  • Alessandro Nista - Preparatore dei portieri
  • Roberto Perrone - Preparatore dei portieri
  • Dr. Alfonso De Nicola - Responsabile sanitario
  • Dr. Enrico D'Andrea - Fisiatra
  • Dr. Raffaele Canonico - Medico dello sport
  • Massimo Buono - Riabilitatore
  • Marco Romano - Fisioterapista
  • Fabio Sannino - Fisioterapista
  • Marco Di Lullo - Massaggiatore
  • Tommaso Starace - Magazziniere

Note

  1. ^ a b c d Pacileo, Gargano, pag. 14.
  2. ^ Nicolini, pag. 28.
  3. ^ Angelo Forgione, Napoli azzurro in onore alla storia della città, su il Blog di ANGELO FORGIONE, 3 maggio 2011. URL consultato il 1º agosto 2017.
  4. ^ Il palmarès del Napoli, su sscnapoli.it. URL consultato il 12 luglio 2010.
  5. ^ Dato aggiornato al 2017-2018 e comprendente anche i tornei non a girone unico.
  6. ^ a b Renna, p. 39, il quale, citando un articolo de Il Mezzogiorno del 26-27 agosto 1926, dimostra che l'assemblea che decise il cambiamento di denominazione da Internaples a Napoli avvenne il 25 agosto, e non nella data tradizionale (ma erronea) del 1º agosto, sostenuta tra gli altri da Tramontano, p. 8.
  7. ^ Dal Naples Football Club all'Internaples, su sscnapoli.it. URL consultato il 14 maggio 2011.
  8. ^ a b Nicolini, pag. 24.
  9. ^ a b Pacileo, Gargano, pag. 15.
  10. ^ Pacileo, Gargano, pag. 16.
  11. ^ Garbutt fu il primo allenatore di calcio a venire chiamato mister, vedi Le recensioni – “Mister William Thomas Garbutt”, su panoramatirreno.it, Panorama Tirreno. URL consultato il 19 febbraio 2010.
  12. ^ Pacileo, Gargano, pag. 18.
  13. ^ Pacileo, Gargano, pag. 21.
  14. ^ Pacileo, Gargano, pag. 25.
  15. ^ a b c Pacileo, Gargano, pag. 26.
  16. ^ Dall'Associazione Calcio Napoli alla prima Coppa Italia, su sscnapoli.it. URL consultato il 14 maggio 2011.
  17. ^ Nicolini, pag. 67.
  18. ^ Pacileo, Gargano, pag. 29.
  19. ^ Pacileo, Gargano, pag. 32.
  20. ^ Pacileo, Gargano, pag. 35.
  21. ^ Pacileo, Gargano, pag. 50.
  22. ^ Caremani, pag. 19.
  23. ^ Pacileo, Gargano, pag. 64.
  24. ^ Caremani, pag. 24.
  25. ^ Pacileo, Gargano, pag. 75.
  26. ^ Dalla Coppa delle Alpi a Corrado Ferlaino, su sscnapoli.it. URL consultato il 14 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  27. ^ Nicolini, pag. 182.
  28. ^ Pacileo, Gargano, pag. 76.
  29. ^ Pacileo, Gargano, pag. 81.
  30. ^ Pacileo, Gargano, pag. 84.
  31. ^ Pacileo, Gargano, pag. 89.
  32. ^ a b Pacileo, Gargano, pag. 92-94.
  33. ^ Pacileo, Gargano, pag. 99.
  34. ^ Pacileo, Gargano, pag. 103.
  35. ^ a b Ferlaino: "15 miliardi spesi bene", su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 3 luglio 1984. URL consultato il 3 febbraio 2010.
  36. ^ Pacileo, Gargano, pag. 113.
  37. ^ Pacileo, Gargano, pag. 117.
  38. ^ Napoli ha vinto, e scusate il ritardo, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 12 maggio 1987. URL consultato il 3 febbraio 2010.
  39. ^ a b Pacileo, Gargano, pag. 118.
  40. ^ Pacileo, Gargano, pag. 124.
  41. ^ Bianchi, fuga con lacrime, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 18 maggio 1989. URL consultato il 3 febbraio 2010.
  42. ^ Pacileo, Gargano, pag. 126.
  43. ^ a b Pacileo, Gargano, pag. 129.
  44. ^ Pacileo, Gargano, pag. 131.
  45. ^ a b Pacileo, Gargano, pag. 133.
  46. ^ Pacileo, Gargano, pag. 134.
  47. ^ Pacileo, Gargano, pag. 135.
  48. ^ Arrivederci Napoli, restano solo i ricordi, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 12 aprile 1998. URL consultato il 5 febbraio 2010.
  49. ^ La città è impazzita come per lo scudetto, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 5 giugno 2000. URL consultato il 5 febbraio 2010.
  50. ^ Napoli, rabbia e serie B, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 18 giugno 2001. URL consultato il 5 febbraio 2010.
  51. ^ Napoli, Corbelli presidente, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 7 luglio 2000. URL consultato il 5 febbraio 2010.
  52. ^ Naldi, presidente tifoso 'Farò un grande Napoli', su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 22 giugno 2002. URL consultato il 5 febbraio 2010.
  53. ^ Una città tra dolore e speranze "In qualche modo ripartiremo", su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 3 agosto 2004. URL consultato il 3 febbraio 2010.
  54. ^ Il Napoli è di De Laurentiis "E ora una grande squadra", su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 5 settembre 2004. URL consultato il 3 febbraio 2010.
  55. ^ Ore 19: vince De Laurentiis, nasce il nuovo Napoli Soccer, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 7 settembre 2004. URL consultato il 3 febbraio 2010.
  56. ^ Reja: 'Se non avessi vinto stavolta avrei dato il mio addio al calcio', su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 18 aprile 2006. URL consultato il 3 febbraio 2010.
  57. ^ De Laurentiis: 'Pronto a entrare in Lega', su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 24 maggio 2006. URL consultato il 3 febbraio 2010.
  58. ^ a b Il ritorno di Genova e Napoli una grande festa per la A, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 11 giugno 2007. URL consultato il 3 febbraio 2010.
  59. ^ Il Napoli esonera Reja Ufficiale: c'è Donadoni, su gazzetta.it, 10 marzo 2009.
  60. ^ Napoli, Mazzarri è ufficiale "Decisione indispensabile", su gazzetta.it, 6 ottobre 2009.
  61. ^ Napoli impazzisce di gioia: terzo posto e Champions!, su corrieredellosport.it, 15 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2013).
  62. ^ Coppa Italia al Napoli Primo k.o. della Juve, su gazzetta.it, 20 maggio 2012. URL consultato il 31 dicembre 2012.
  63. ^ Benitez è il nuovo allenatore del Napoli, su sscnapoli.it, 27 maggio 2013.
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